EPPURE, C’E’

EPPURE C’E’

–Ti sei messo lì a guardarmi, senza dire una parola –dice Lisa con tono ansioso.

– Ho appena finito di leggere, hai capito cosa ho scritto? –aggiunge seccata, dopo aver visto lo sguardo di Gianni assente e infastidito.

–Non credo a quella roba lì, lo vuoi capire? Niente è cambiato –afferma Gianni senza lasciare spazio a Lisa di aggiungere altro.

–Perché non continui a scrivere quelle storie? Sai… quelle dove il conflitto interiore rende tutto più straziante e il lettore è stordito, pensando che quella sì che è vita. Mi spiace, ma non ti riconosco in questa storia. È così attuale e poi sul coronavirus. Ma dai!… tu sai fare di meglio. Lascia perdere questa faccenda del covid-19 e ritorna a quello che sai fare benissimo. Ritorna a quei tormenti dell’anima. È lì che sei capace –conclude Gianni soddisfatto, senza rendersi conto che Lisa non si aspettava quella risposta.

–Ma io ho messo molto altro dietro quella romantica e serena immagine d’amore! –ribatte Lisa, ma Gianni è già andato via e le poche parole usate non la tranquillizzano affatto.

–In quella storia i protagonisti sanno riempire il tempo dell’attesa grazie all’amore, alla loro creatività e alla certezza che presto tutto avrà una fine –continua a parlare anche senza Gianni. 

–Non mi va di annebbiare il presente con un dolore che, sotto nuove spoglie, è nell’aria. –conclude con voce determinata.

Risoluta si accorge che bisogna correre a riprendersi il suo Gianni e, dopo averlo costretto ad ascoltarla, inizia a raccontare la sua nuova storia.

In questo periodo strano, diverso dalla vita che finora ci è toccato vivere, non riesco a capire tante cose. Ciò che più mi smarrisce è il non saper orientarmi in un mondo che vorrei fosse più umano e comprensivo. Hai ragione tu quando dici che il virus non può cambiare le nostre vite ed è necessario continuare a trovare forme di evasione, che prima ci rendevano le giornate più allegre. Ti informo, però, che il virus esiste e molto è cambiato di quel mondo che ci piaceva e l’averlo perso ce l’ha reso ancora più simpatico.

Tu adori leggere i gialli del tuo amico Michele che con il suo commissario Tellurico prova a risolvere tutti i casi più difficili, i delitti più spietati che accadono in una piccola cittadina fuori provincia. Ma cosa sarebbe di quei gialli senza una storia d’amore che rende tutto più intrigante? Di una vittima che prima di morire ha lasciato un biglietto con sopra scritto il nome incompleto dell’ultima persona che l’ha abbracciata?

Mio caro Gianni, il ricordo è una lama a doppio taglio perché ti permette di rivivere qualcosa che pensavi di aver perso, ma allo stesso tempo ti fa dimenticare di quei dissapori che quel passato ti generava quando lo vivevi. Anche allora credevi che bisognasse evadere da qualcosa, come adesso.

Quello che ti voglio dire è che da un anno a questa parte il mondo non è più lo stesso e quando ignoriamo il problema basta poco per ricrederci, come mi è successo l’altro giorno in classe quando un’alunna mi ha detto: –professoressa si rimetta la mascherina, non è giusto che lei ogni tanto la toglie e noi siamo costretti a indossarla tutte e cinque ore.

Al principio mi sono sorpresa, quasi infastidita ma ho ulteriormente capito che qualcosa è davvero cambiato ed è per questo che ho risposto: –sì, scusa, l’ho abbassata perché stavo soffocando. E nessuna scusa regge quando c’è in gioco la vita di tanti, compresa quella di Enza, la mia alunna, e la mia.

Mi alzo e non basta ricordarmi della borsa, degli occhiali, delle chiavi, della merenda perché, se non indosso la mascherina e non mi igienizzo le mani, non posso entrare a scuola. E anche quando sono già in classe devo fare attenzione a non stare troppo vicino al collega di sostegno, ai ragazzi, al personale di servizio che prima sfioravo o abbracciavo per condividere anche un semplice “sono qui”.

Adesso non servono le mani per comunicare, ma la voce alta e chiara perché altrimenti non mi capiscono, non sentono e le mie parole possono essere fraintese, mal interpretate o talvolta non ascoltate. La mascherina mi ha tolto il sorriso e il rossetto perché adesso sorrido con gli occhi e l’eyeliner è l’unica curva che lascio vedere agli altri.

Ho visto che molti hanno deciso di inventarsi un volto, disegnando qualcosa sulla mascherina azzurra, la chirurgica, quella che porta quasi tutto il mondo. Tra i tanti disegni che vogliono comunicare uno stato d’animo, ho memoria di una bocca spalancata, di un sorriso smagliante e di una squadra di calcio

In fila e in piedi diritti sulla schiena siamo soldati obbedienti che aspettano fuori per comprare il pane, fare la spesa, scegliere un regalo che vorremmo ricevere tra baci e abbracci.

Pensi ancora che non abbiamo perso niente?

Pensi ancora che è meglio trovare un modo per evadere da una realtà che dovremmo accettare così com’è?

Hai mai visto la speranza in stand-by di un commerciante?

Hai mai immaginato la felicità che avrà quando potrà apprendere al muro la sua ultima mascherina e servire i clienti guardandoli in faccia perché vuole scordare un passato incomprensibile?

Esatto, incomprensibile! Niente potrà cancellare quello che non tu vuoi vedere, ma che è sulla bocca e sulla vista di tutti. Sono d’accordo a evitare allarmismi o esagerazioni, però anche tu e io siamo parte di un contesto che deve dare il suo contributo per trovare presto una soluzione.

Riempio fogli, scrivo, parlo in spagnolo con el mejor profesor del mundo, però non posso uscire e andare dove voglio. Quando voglio invitare amici e parenti e insieme pianificare spostamenti, nemmeno tra una regione e un’altra, se non ho un’autocertificazione o una giustificazione ben visibile è impossibile.

La lettura è di certo il miglior modo per non pensare e la scrittura la forma più perfetta per sfogarsi, ma appena chiudi, mio caro Gianni, il libro o poggi la penna prova ad alzare lo sguardo e continuare a dire che non bisogna fare caso a ciò che ci sta succedendo.

Ieri ho ricevuto la chiamata tanto sperata di Veronica, ti ricordi di lei? La collega del cuore che ascoltava sempre i miei sfoghi mattutini, quelli necessari per affrontare la giornata con qualche peso in meno.

Come chi è Veronica? La collega che mi ha invitato alla laurea di sua figlia la sera più calda dell’estate del 2018? Esatto, quella che mi ha scritto quel largo biglietto che conservo ancora attaccato al mio frigorifero. Voleva che le facessi leggere lo stesso racconto che hai appena finito di ascoltare.

Oggi, dopo averlo stampato, all’uscita di scuola sono andata a trovarla. Sai dove ci siamo viste? In cortile, fuori casa con le mascherine e distanti di più di 2 metri l’una dall’altra. Mi ha raccontato di essersi contagiata a novembre e che ha pregato Dio molte volte perché le permettesse di rivedere la madre ottantenne e la figlia appena laureata. Non riusciva a respirare e per questo l’hanno intubata. L’ho trovata magra e spenta, come una candela che ha appena finito la sua cera. Mi è sembrata stanca come una donna di altri tempi e tanto triste per non aver visto ancora, da più di un anno il figlio che lavora in Polonia.

Pensi ancora che mi stia inventando qualcosa?

Di certo ogni racconto o romanzo di questi tempi porterà con sé un ricordo di queste giornate e risulterà poco credibile se i protagonisti non indossano una mascherina. Mi piacerebbe ritornare a scrivere di ansie e incomprensioni, ma poi come li risolverei se devo evitare il contatto fisico? Sarebbe credibile il tuo amico Michele se ambientasse il suo maresciallo Tellurico e risolvesse i suoi casi in una realtà diversa da quella che gli è toccato vivere? Ameresti ancora i suoi gialli se andassero in giro non facendo caso alla distanza e ai protocolli di sicurezza?

Quindi, carissimo, per questo e molto altro sono cosciente che torneremo a scrivere di fatti storici, intrighi di corte o di palazzo tra un tormento dell’anima e l’altro, ma per farlo dovremo ritornare al mondo che conoscevamo e che adesso è cambiato. Per riprendercelo dobbiamo guardarlo attentamente affinché non torni e non cambi più le nostre abitudini e giornate.

E se l’attesa si trasforma in tenerezza o in una storia semplice, scritta tra le 4 pareti di casa, durante un lockdown, proveremo a leggerla insieme per far scaturire un sorriso e una speranza che la mascherina nasconde.

Adesso, pensi ancora che valga la pena evadere dalla realtà, Gianni?

Sono qui ad ascoltarti e aspetto che mi racconti la tua storia.